La Scimmia Urlatrice

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Affresco: Tecnica e Storia.

Cennino Cennini: «Vi insegno come fare».

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Affresco Cappella Sistina, Roma

Una delle tecniche artistiche che ha conosciuto maggior fortuna nei secoli e con poche varianti, è senza ombra di dubbio quella dell’affresco. Ma come si crea un affresco? Qual è la sua storia?

La caratteristica principale dell’affresco è sicuramente la resistenza della sua superfice, la quale non richiede nessuna vernice protettiva. La tecnica prevede, infatti, una completa compenetrazione del colore nella struttura in cui è applicato. La prima fase della sua applicazione, è quella di una stesura, su un muro ben levigato, di un impasto di calce e sabbia grossolano, comunemente detto arriccio, affinché sia preparata una struttura uniforme. Sopra l’arriccio viene disteso uno strato di intonaco, composto sempre da calce e sabbia. Successivamente viene passato il colore sopra tale strato ancora umido.

I più antichi esempi di affresco si incontrano nella civiltà egiziana e in quella minoico-micenea.  Da qui la tecnica dell’affresco conosce una rapida diffusione, soprattutto nell’area orientale del Mediterraneo. Della pittura murale greca, purtroppo, non rimangono che pochi frammenti. Tuttavia tramite la loro analisi, è stato scoperto che la tecnica utilizzata è, in sostanza, simile a quella etrusca e romana.

Vitruvio parla diffusamente dell’affresco, mentre Plinio, nella sua Naturalis Historia, descrive letteralmente come adoperare tale tecnica. L’eccellente intonaco adoperato dai romani ha premesso la buona conservazione di numerosi affreschi; d’altra parte la minore qualità dell’epoca medievale è dovuto soprattutto alle peggiori caratteristiche chimiche dei materiali e alla perdita delle antiche ricette.

La pratica della pittura ad affresco fu particolarmente sviluppata in Italia non solo perché tramandata dalla tradizione antica, ma anche per le caratteristiche degli edifici religiosi che propongono molto spesso ampie superfici da decorare (dal Romanico al Rinascimento).

Fu Cennino Cennini, all’inizio del XV secolo, a codificare, nel suo Libro dell’Arte, in maniera definitiva le fa fasi della stesura e del disegno e del colore. La successione delle fasi spiegata nel libro sarà quella utilizzata da tutti gli artisti del ‘300 e ‘400. Oltre a indicare i quantitativi dei singoli elementi egli spiega come preparare la stesura preparativa, detta sinopia. Successivamente sopra tale viene steso un sottile velo di intonaco che lasci trasparire il disegno da dipingere. Su questo intonaco ancora umido, giorno dopo giorno, l’artista stenderà i colori. La tecnica dell’affresco, perciò, impone all’artista dei tempi molto ristretti per l’esecuzione: il colore va steso rapidamente sino a che l’intonaco è ancora umido.

Nei primi del ‘500 vengono provati altri sistemi di affresco al fine di garantire più agio all’artista, ma le prove si rivelano fallimentari.

Il metodo della sinopia successivamente verrà abbandonato a favore del cartone, cioè l’accurato disegno preparatorio delle stesse dimensioni dell’affresco da eseguire, realizzato dall’artista su un foglio rigido: il profilo del disegno viene attentamente bucherellato e applicato su un muro da affrescare. Spolverandovi sopra polvere di carboncino, viene rilasciata una precisa traccia del disegno da eseguire.

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